23 giugno 2006

ascoltando le porte

THE DOORS
Erano anni che non li sentivo. mi sono ricapitati in mano per caso, tornati in gioco da quel tempo in cui la musica pesava fiscamente e non era virtualizzata in macchine che ne rimpiccioliscono la dimensione consentendo però che essa penetri in ogni momento della nostra vita. Le canzoni scivolano via dipingendo un quadro fatto di ricordi universitari, prime feste da "adulti" con relativi stravizi pagati con mattinate di stordimento, i giri nei pub cittadini in compagnia di altri perdigiorno (e perdinotte)
The future is uncertain and the end is always near (Roadhouse Blues)
Ci sono frasi, come questa, che segnano generazioni, che sono la cartina tornasole di quello che siamo e che saremo. La generazione di cui faccio parte è quella che ha visto passare la storia sempre di sfuggita, raccontata da altri. Troppo giovani per le rivolte giovanile e le paure del terrorismo di matrice ideologica, quando sembrava che toccasse a noi la nostra porzione di rivoluzione sessuale arrivò l'Aids a darci una calmata. Volevamo buttarci in politica, ed il crollo del muro di Berlino ci riempi di malriposte speranze. Di seguito, mentre ci preparavamo a conquistare le nostre piccole fette di sottopotere e a fare la dovuta gavetta, ecco il ciclone giudiziario. Per nostra fortuna abbiamo vissuto anche gli imbarbarimenti degli ultimi anni con il giusto distacco, da osservatori con diritto di tribuna e poco altro. Ora, dopo che le paure per i fantasmi del terrorismo islamico sembrano aver lasciato il posto allo squallore delle macerie lasciate da chi, anche grazie a queste paure, si è costruito piccoli imperi personali, tutti invocano l'arrivo dei giovani al potere, peraltro dal comodo scranno di sessantenni (e settantenni) al governo. Ora, beh, ora non siamo più tanto giovani...
Avanti il prossimo.
Take a long holiday, let your children play (Riders on the storm)

Nessun commento: