25 giugno 2006

Tardo meriggio domenicale
Si scivola nell'ora del tramonto dopo aver cercato di mettere ordine nel proprio archivio musicale virtuale, virtuale negli ascolti, virtuale nella possibilità di riuscire a mettere a mente tutto quello che siamo riusciti a mettere da parte da formichine della musica digitale. Giga e giga si riempiono, sembrando sempre pochi, sempre insufficenti per la nostra fame di musica. Ma è una fame chimica, perchè in realtà il nostro cervello è già da tempo incapace di mettere in ordine le nostre passioni, di farci scegliere con attenzione le nuove proposte. Lo shuffle si impadronisce di noi e non riusciamo più a distinguere di quale disco faccia parte quel brano, chi sia l'autore, se sia un nuovo album o una vecchia produzione, se poi sia stato davvero importante accumulare tutta questa musica, ordinarla per autore, anno di uscita e numero di brano. Ma riusciremo un giorno a sentirla tutta? E cosa ci stiamo perdendo nel frattempo?

23 giugno 2006

ascoltando le porte

THE DOORS
Erano anni che non li sentivo. mi sono ricapitati in mano per caso, tornati in gioco da quel tempo in cui la musica pesava fiscamente e non era virtualizzata in macchine che ne rimpiccioliscono la dimensione consentendo però che essa penetri in ogni momento della nostra vita. Le canzoni scivolano via dipingendo un quadro fatto di ricordi universitari, prime feste da "adulti" con relativi stravizi pagati con mattinate di stordimento, i giri nei pub cittadini in compagnia di altri perdigiorno (e perdinotte)
The future is uncertain and the end is always near (Roadhouse Blues)
Ci sono frasi, come questa, che segnano generazioni, che sono la cartina tornasole di quello che siamo e che saremo. La generazione di cui faccio parte è quella che ha visto passare la storia sempre di sfuggita, raccontata da altri. Troppo giovani per le rivolte giovanile e le paure del terrorismo di matrice ideologica, quando sembrava che toccasse a noi la nostra porzione di rivoluzione sessuale arrivò l'Aids a darci una calmata. Volevamo buttarci in politica, ed il crollo del muro di Berlino ci riempi di malriposte speranze. Di seguito, mentre ci preparavamo a conquistare le nostre piccole fette di sottopotere e a fare la dovuta gavetta, ecco il ciclone giudiziario. Per nostra fortuna abbiamo vissuto anche gli imbarbarimenti degli ultimi anni con il giusto distacco, da osservatori con diritto di tribuna e poco altro. Ora, dopo che le paure per i fantasmi del terrorismo islamico sembrano aver lasciato il posto allo squallore delle macerie lasciate da chi, anche grazie a queste paure, si è costruito piccoli imperi personali, tutti invocano l'arrivo dei giovani al potere, peraltro dal comodo scranno di sessantenni (e settantenni) al governo. Ora, beh, ora non siamo più tanto giovani...
Avanti il prossimo.
Take a long holiday, let your children play (Riders on the storm)