24 novembre 2023

Lo deve fare (omaggio a M. T.)

Questo scritto, risalente al momento in cui erano al governo i grillini coi leghisti, mi pare vada bene anche per oggi. Perché da noi va tutto bene e si può riciclare tutto.

E non finisce qui. Già perché poi quando il dentista, il meccanico, l'idraulico, Il governo diventano il tuo dentista, il tuo meccanico, il tuo idraulico, il tuo governo cioè quando è affidato loro la tua vita (o parte di essa) inizia la seconda fase: la fase de "lo deve fare"
"Dottore, ricorda quel ponte che mi ha messo un mese fa? Ho l'impressione che balli un po'. "
"Non si preoccupi. Lo deve fare, è un periodo, poi si assesta da sé."
" Signor meccanico, il motorino dopo che me l'ha aggiustato, mi pare abbia difficoltà con la ripresa in salita "
"Non si preoccupi. Lo deve fare, è un periodo, poi si assesta da sé "
"Signori idraulico, tutto bene dopo il suo intervento, ma mi pare che l'acqua ristagni "
"Non si preoccupi. Lo deve fare. È un periodo, poi si assesta da sé "
Eppure il governo. Dopo che erano Giunti al potere per cambiare tutto, no qui, non l'ha, non su, no giù, e tutto un marciare indietro.
"Quella cosa lì? Beh sì avevamo detto no però, si deve fare "
" Quell'altra? Beh certo, quando eravamo all'opposizione e ci eravamo incatenati per non farla fare. Ma ora, capite bene, costa di più a non farla che a farla, e che siamo scemi a spendere per non farla? Si deve fare!"
"E quell'altra ancora? Beh noi su quell'altra noi che ci entriamo? Noi siamo contro, ma ce lo chiede l'Europa ma si deve fare."
E così via punto e tu, sbigottito, provi a insistere " dottore, però... " "Signor meccanico però" " signor idraulico, però... ""Governo, però..."
E anche lì la risposta, spazientita, è sempre la stessa.
"Beh se non le andava bene, poteva anche fare meno di venire da me. Anzi sa che le dico, visto che non ne sa più di me, faccio una bella cosa punto si cerchi uno più bravo"
, forse, con un dentista, un meccanico un idraulico oppure capitare di trovarlo per pura fortuna. Ma con un governo come si fa punto interrogativo come si fa a scegliere un governo più bravo di uno se l'altro l'ho scelto perché ero sicuro che non potesse sbagliare mai? Perché? Perché ma avevano giurato e spergiurato che erano uguali a me. E io c'ho creduto. Mi sono fidato. Come col dentista, con il meccanico, con l'idraulico. Ora mi sorge un dubbio: non è che, a guardare bene, questi sono proprio proprio uguali a me?

14 novembre 2023

Persi (e ritrovati) nella Rete

 Una mail, piuttosto perentoria, che vorrebbe farmi cancellare questa pagina, riporta alla mia memoria questo blog abbandonato a sé stesso dalla bellezza di 17 anni (e spiccioli). Praticamente una vita fa. Non che allora lo avessi molto usato (due brevi note scritte forse dal mio ritiro di campagna) ma, chissà, dopo tutto questo tempo magari lo riattivo. Per avere uno spazio per soliloquiare, un po' agee, come me. Lontano dai social media, lontano dai video, brevi lontano dalle frasi stentoree. un posto dove mettere pensieri usciti dal senno e poi rientrati subito dopo, cose da pigri briganti galantuomini.


25 giugno 2006

Tardo meriggio domenicale
Si scivola nell'ora del tramonto dopo aver cercato di mettere ordine nel proprio archivio musicale virtuale, virtuale negli ascolti, virtuale nella possibilità di riuscire a mettere a mente tutto quello che siamo riusciti a mettere da parte da formichine della musica digitale. Giga e giga si riempiono, sembrando sempre pochi, sempre insufficenti per la nostra fame di musica. Ma è una fame chimica, perchè in realtà il nostro cervello è già da tempo incapace di mettere in ordine le nostre passioni, di farci scegliere con attenzione le nuove proposte. Lo shuffle si impadronisce di noi e non riusciamo più a distinguere di quale disco faccia parte quel brano, chi sia l'autore, se sia un nuovo album o una vecchia produzione, se poi sia stato davvero importante accumulare tutta questa musica, ordinarla per autore, anno di uscita e numero di brano. Ma riusciremo un giorno a sentirla tutta? E cosa ci stiamo perdendo nel frattempo?

23 giugno 2006

ascoltando le porte

THE DOORS
Erano anni che non li sentivo. mi sono ricapitati in mano per caso, tornati in gioco da quel tempo in cui la musica pesava fiscamente e non era virtualizzata in macchine che ne rimpiccioliscono la dimensione consentendo però che essa penetri in ogni momento della nostra vita. Le canzoni scivolano via dipingendo un quadro fatto di ricordi universitari, prime feste da "adulti" con relativi stravizi pagati con mattinate di stordimento, i giri nei pub cittadini in compagnia di altri perdigiorno (e perdinotte)
The future is uncertain and the end is always near (Roadhouse Blues)
Ci sono frasi, come questa, che segnano generazioni, che sono la cartina tornasole di quello che siamo e che saremo. La generazione di cui faccio parte è quella che ha visto passare la storia sempre di sfuggita, raccontata da altri. Troppo giovani per le rivolte giovanile e le paure del terrorismo di matrice ideologica, quando sembrava che toccasse a noi la nostra porzione di rivoluzione sessuale arrivò l'Aids a darci una calmata. Volevamo buttarci in politica, ed il crollo del muro di Berlino ci riempi di malriposte speranze. Di seguito, mentre ci preparavamo a conquistare le nostre piccole fette di sottopotere e a fare la dovuta gavetta, ecco il ciclone giudiziario. Per nostra fortuna abbiamo vissuto anche gli imbarbarimenti degli ultimi anni con il giusto distacco, da osservatori con diritto di tribuna e poco altro. Ora, dopo che le paure per i fantasmi del terrorismo islamico sembrano aver lasciato il posto allo squallore delle macerie lasciate da chi, anche grazie a queste paure, si è costruito piccoli imperi personali, tutti invocano l'arrivo dei giovani al potere, peraltro dal comodo scranno di sessantenni (e settantenni) al governo. Ora, beh, ora non siamo più tanto giovani...
Avanti il prossimo.
Take a long holiday, let your children play (Riders on the storm)